Separiamoci con grazia

A cura della dottoressa Silvia Senestro

È possibile gestire una separazione in modo razionale, attraversare questa esperienza senza farsi guidare solo dalla pancia?

La separazione è un momento estremamente complesso e sicuramente doloroso per tutte le persone coinvolte, anche per chi l’ha voluta. Molto spesso viene naturale farsi trasportare dal risentimento, non calibrare attentamente ciò che si dice e ciò che si fa e combinare dei grossi pasticci facendone pagare le spese soprattutto ai figli.

Anche in questa situazione, come in tutti i casi della vita, non c’è una ricetta da seguire alla lettera; esistono però delle linee guida che possono essere seguite a livello indicativo, con il fine di non cadere in errori gravi dalle conseguenze potenzialmente devastanti.

Se ci sono dei figli, ad esempio, l’uscita di casa da parte di uno dei due genitori dovrebbe essere programmata, comunicata in anticipo ed avvenire secondo modalità il più possibile pacate. Per i figli è troppo doloroso e sconvolgente vedere un genitore che dopo un litigio butta le sue cose in una valigia e se ne va sbattendo la porta.
In secondo luogo, l’eventualità di separarsi deve essere discussa all’interno della coppia. Questo fatto può sembrare ovvio, tuttavia non mi capita raramente di confrontarmi con persone che discutono se sia il caso o meno di separarsi non con il partner, ma con il figlio. I ragazzi, anche se grandicelli, non dovrebbero essere gravati di questo carico, di questa responsabilità. Quindi evitate di tastare il terreno con loro, risparmiateli da pesi che non sono in grado di portare ed assumetevi la responsabilità delle vostre scelte.

La separazione, quindi, deve essere decisa dalla coppia e solo in secondo luogo, a decisione presa, comunicata ai figli. E qui si aprono mille quesiti. Quando farlo? In che modo? Cosa dire? Cosa non dire?

Credo che sia meglio comunicare la decisione di separarsi insieme, in presenza di entrambi i genitori e di tutti i figli; si tratta di un avvenimento che riguarda tutta la famiglia e come tale va affrontato.

Per quanto riguarda i tempi giusti, penso che sia utile parlarne ai figli quando il genitore che lascerà l’abitazione ha già trovato un alloggio e ha chiaro in mente quando si trasferirà. Dirlo ai figli e poi andarsene dopo un anno, ad esempio, può non essere una buona idea: il lungo tempo di attesa può diventare snervante e comportare un sovraccarico di stress e di dolore. Di contro, dirlo ai figli ed andarsene il giorno dopo può essere traumatico. Fra il momento della comunicazione e quello del trasferimento del genitore dovrebbe passare un tempo ragionevole e utile per elaborare ciò che sta accadendo, diciamo un arco temporale di circa due settimane.

Cosa dire e cosa non dire? Optate per una comunicazione chiara, adatta all’età della prole, amorevole e abbastanza sintetica. Inutile e dannoso sviscerare con i figli le ragioni che hanno portato alla decisione e addossarsi le colpe reciproche. Ai ragazzi è bene dire che la decisione è stata presa insieme; che i sentimenti possono trasformarsi nel tempo; che l’amore nei loro confronti non cambierà, che siete fermamente intenzionati a continuare ad amare e a prendervi cura di loro, pur non abitando più tutti insieme. Soprattutto, è bene specificare che un matrimonio finito non è uno sbaglio, se da esso sono nati dei figli che si amano.

Di fronte a queste parole, i ragazzi possono avere le reazioni più varie, anche molto diverse da quelle che ci aspettavamo. Possono reagire con rabbia, con indifferenza, con sollievo, chiudendosi a riccio o in mille altri modi. Cerchiamo di comprendere, di accogliere e di non giudicare la reazione che osserviamo nei nostri figli, ricordando che il momento è delicato e non facile per nessuno.

Una volta comunicata la decisione ai ragazzi, è opportuno essere coerenti con quanto detto. Alla lettera, in tutto e per tutto. Se, ad esempio, avete affermato che entrambi continuerete ad essere presenti nella loro vita e poi sparite per un mese, ecco che vi giocate la faccia e la credibilità. E non la recupererete, mai più.

In presenza di nuovi partner, una cosa da evitare nel modo più assoluto è presentarli subito ai figli o peggio pretendere di vivere tutti insieme come una famiglia in cui un membro è stato sostituito come una tapparella rotta. Queste situazioni possono dare esiti devastanti sul lungo periodo, anche nei casi in cui i ragazzi sembrano adattarsi di buon grado alla nuova situazione. Gli studi degli psicologi sono pieni di adulti che hanno vissuto esperienze del genere nel corso dell’infanzia e che non si sono ancora ripresi.

I nuovi partner non devono chiedere di essere chiamati “mamma” o “papà”. Di mamma e di papà ce ne sono due e basta. Non importa se il vostro ex marito si è comportato malissimo e vorreste vederlo appeso a testa in giù. Il papà è lui, anche se è Jack lo Squartatore.

I figli, dopo la separazione, non devono essere strumentalizzati in nessun modo. Sento di persone che usano i bambini per spiare le mosse dell’ex partner, che chiedono loro di fare domande, di origliare conversazioni, di inviare messaggini, di telefonare per finalità proprie. Queste, permettetemelo, sono vere e proprie schifezze e devono essere evitate nel modo più assoluto, senza se e senza ma.

Infine, anche se vi siete lasciati in maniera civile ed amichevole, non date per scontato che le altre persone che hanno a che fare con i vostri figli adottino lo stesso comportamento. Non è raro, purtroppo, che nonni e zii non riescano a mordersi la lingua e non risparmino commenti volti a spargere veleno, ad influenzare i bambini ed i ragazzi contro uno dei genitori. Fate muro, in modo univoco e deciso, contro tutti gli interventi che possono turbare la serenità dei vostri figli.

Un avvenimento complesso come la separazione non può certo essere definito in poche righe e questi suggerimenti di base potrebbero essere seguiti da molti altri, andando nello specifico di ogni situazione. La regola aurea, in ogni caso, è ricordare sempre che proprio nei momenti più difficili è importante usare il cervello e non farsi guidare dal rancore, dai risentimenti, dagli impulsi. Separarsi con grazia è possibile e quando ciò avviene, guardandosi indietro, può capitare addirittura di esserne orgogliosi, di sentire di essere approdati ad un nuovo traguardo e non necessariamente di vivere la fine del proprio matrimonio solo come un fallimento.

redazione

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