Overthinking. “Trope gabule”

A cura della dottoressa Silvia Senestro

Vi capita mai di percepire la vostra testa come sovraffollata di pensieri, immagini, preoccupazioni? Di sentirvi invasi da paure e di rimuginare fino ad avvertire una sensazione di paralisi mentale, di blocco inconcludente, senza via d’uscita, per cui dopo tanto pensare vi sentite sopraffatti e non riuscite a risolvere un bel niente? Se sì, avete sperimentato quel fenomeno che in inglese si definisce “overthinking”, letteralmente: troppi pensieri.

In momenti di particolare affaticamento mentale e stress, può capitare a chiunque di sentirsi così, ma ci sono persone che sperimentano queste sensazioni in modo costante per periodi molto lunghi. Esiste infine una condizione patologica che riguarda una minoranza della popolazione e che si caratterizza per un rimuginìo inconcludente e cronico, avvertito come invasivo e persistente, impossibile da cacciare via: si tratta del Disturbo Ossessivo nel quale i pensieri persistenti assumono, appunto, la forma di ossessioni.

In questo articolo parleremo delle prime due situazioni, cercando di fornire qualche indicazione utile, mentre per quanto riguarda il Disturbo Ossessivo esistono delle cure psicologiche e psichiatriche specifiche.

La prima riflessione ha a che fare con la società in cui viviamo, che di fatto è stressante e ci bombarda di input e di informazioni. Sono stressati e sovraccarichi i bambini, gli adolescenti, gli adulti e persino gli anziani. Inoltre, il fatto di essere iperconnessi e sempre “sul pezzo” è socialmente percepito come un valore positivo, necessario.

Il fatto di avere mille pensieri che si susseguono rapidamente è addirittura visto come sinonimo di intelligenza: niente di più sbagliato; a rendere una persona intelligente non è la quantità di pensiero, bensì la qualità di esso e la flessibilità mentale. Dal punto di vista neurologico, il sovraffollamento di pensiero attiva le aree cerebrali connesse con l’emotività, generando stati di ansia, depressione, paura ed inibisce invece le aree connesse con il problem-solving (la soluzione di problemi) e quindi è del tutto improduttivo ed inefficace. In altre parole, noi possiamo risolvere un problema in modo ottimale solo se la nostra mente è sufficientemente sgombra da altro.

Vediamo qualche consiglio per affrontare l’overthinking:

  • Riconoscere il problema. Può sembrare banale, ma il primo passo per la soluzione di un problema è riconoscere di averlo. Se crediamo che il nostro sovraffollamento di pensieri ed il nostro stress in fin dei conti ci rendano fichi e moderni, non ci attiveremo mai in modo serio per affrontarlo. Nello studio dello psicologo una delle prime cose da fare è sondare la percezione del problema da parte del paziente e la sua reale volontà di eliminarlo.
  • Interrogarsi sulla propria paura di fallire. Molte persone affette da Overthinking hanno il terrore di sbagliare, per questo si perdono in elucubrazioni e nell’esplorazione di mille strategie. Immaginano ogni fallimento, anche il più piccolo, come definitivo ed implacabile. Qualche giorno fa una giovane mamma, alle prese con l’organizzazione di un pranzo di compleanno per il marito, mi ha confessato di essere terrorizzata di fare fiasco, di non pensare ad altro tutto il giorno e di averci perso il sonno. In una situazione come questa vale la pena chiedersi: “Ma in fin dei conti, anche se dovesse andar malino o male o malissimo, che peso avrebbe? Come segnerebbe la mia vita? Sarebbe un piccolo fallimento, sì, ma di certo non una sconfitta definitiva, non qualcosa di cui dovrò rispondere il giorno del giudizio”. Sbagliare è umano. E spesso, diciamocelo, lo è anche perseverare. Tanto vale farsene una ragione e smetterla di pensare di dover essere sempre perfetti. La cena è venuta una schifezza? Fatti una risata e tira fuori pane, burro e acciughe, saranno tutti contenti e la tua spontaneità ti renderà simpatica.
  • Guardare le cose in prospettiva e con maggior distacco. È la diretta conseguenza del punto precedente. Se imparo a dare il giusto peso ai problemi e ad assegnare loro un adeguato punteggio, sarò poi capace di gestirli in base alla loro reale importanza. Non tutti i problemi sono questione di vita o di morte. Ad esempio, se nello stesso periodo mi ritrovo a dover decidere se cambiare lavoro oppure no, a dover scegliere un regalo per la mia amica e a decidere se iscrivermi a Yoga o a Tango, un primo passo è riconoscere la diversa importanza di queste tre questioni e a riservare loro preoccupazioni, tempo e pensieri differenti.
  • Affrontare un problema alla volta. Quello che ti frega è il fatto che i tuoi pensieri e le tue preoccupazioni si affastellano assumendo la forma di un enorme groviglio di fronte al quale ti senti impotente. Torniamo all’esempio di prima: se mi trovo a dover decidere a proposito di tre questioni, la strategia efficace è darsi un tempo e stabilire delle priorità: ad esempio, posso decidere di darmi due giorni di tempo per stabilire se fare Tango o Yoga: non è la fine del mondo e non vale la pena fondersi il cervello per questo. Una volta che hai deciso, stop: la faccenda è risolta e deve essere messa da parte. A questo punto puoi passare al regalo per l’amica: quanto tempo può valere una decisione del genere? Scegli e metti da parte: il rischio che non le piaccia c’è, ma non sarà questo a farti bruciare all’inferno. A questo punto puoi dedicarti al terzo problema, il più importante, con la dovuta lucidità.
  • Ridimensionare l’importanza della testa e rivalutare l’importanza della pancia. Restiamo al terzo problema: cambiare lavoro perché abbiamo ricevuto un’offerta alternativa. Siamo cosi sicuri che sia il ragionamento la strada più giusta da seguire? Spesso, proprio quando dobbiamo prendere le decisioni cruciali della nostra vita, a darci la risposta giusta è la nostra pancia. Il nostro istinto. Sono loro a farci SENTIRE se un lavoro, un uomo, una casa, un abito da sposa sono fatti per noi. La soluzione non si trova stilando l’elenco dei pro e dei contro su un foglio di quaderno, ma ascoltando qualcosa di più profondo dentro di noi.

Queste soluzioni sono alla portata di tutti, senza eccezioni. L’importante è provare a metterle in pratica in modo serio e sistematico, credendoci. Sottolineo in modo particolare l’ultimo punto: fidiamoci di più del nostro istinto. Le scelte fondamentali dovrebbero provenire dalle nostre viscere, dal nostro profondo, dalla parte più vera e autentica di noi. Perché ciò che conta davvero non è questione di Thinking. È questione di Feeling.

redazione

Next Post

4 novembre. Il Sindaco di Saluzzo: "Invito tutti alla partecipazione civile"

Ven Nov 4 , 2022
«In questa importante festa nazionale vorrei rivolgere un invito: cerchiamo tutti di impegnarci per recuperare il tempo della partecipazione civile. Ognuno di noi si sforzi di ritornare a donare una piccola parte della propria giornata a favore delle comunità a cui tutti apparteniamo. Proviamoci nelle prossime settimane: cerchiamo di fare […]
4 novembre 2022 saluzzo

potrebbe interessarti