Debole di cuore

A cura della dottoressa Silvia Senestro

Quanti lustri devono ancora passare prima che le donne la smettano di distruggersi per amore?

Nonostante l’emancipazione, l’impegno, la libertà conquistata, il lavoro ed i cambiamenti sociali, le donne sofferenti di cuore assomigliano ancora alle protagoniste dei libri delle sorelle Brontë: lacrimose, inermi, svuotate dalle cure dispensate e mai ricambiate, dalle cenette romantiche preparate a chi per loro non hai mai neanche scaldato un sofficino, dalle carezze date e non ricevute, dai completini sexy acquistati a caro prezzo, spiaggiate sul divano piene di sensi di colpa e di fallimento, intente a togliersi gli strati di salame dagli occhi, ogni fetta una lacrima.

Se anche stavolta hai toppato, bella mia, smettila di frignare e usa il cervello; se tanto hai sofferto per amore significa che tanto hai amato. Non è stato tempo perso e da vecchia potrai raccontare le tue vicende ai nipoti sbalordendoli. La tua vita assomiglierà a quella di Moira Orfei, un po’ per il susseguirsi di avventure, un po’ perché (pur senza riuscire ad addomesticarli) ti sei cimentata coraggiosamente con gli animali del circo.

Non permettere che il dolore si prenda tutto: gli affetti sono di certo una cosa molto importante, ma non l’unica. Sei una persona in grado di respirare, lavorare, funzionare e sorridere, anche nelle traversie peggiori. In questo momento non ti serve uno psicologo; ti serve alzarti dal divano, mettere via l’album dei ricordi (il telefonino, nella fattispecie) che ti sbatte in faccia i momenti belli e affidarti alla saggezza popolare. Pensa a cosa ti direbbe tua nonna; pensa a cosa ti direbbe tua figlia di 13 anni; pensa a cosa ti direbbero il parroco, la farmacista, il vicino di casa a cui il tuo ex aveva fregato l’ombrello. Pensa a Wanna Marchi, a D’Annunzio, a Napoleone. Insomma ascolta chiunque possa fornirti risorse emotive e cognitive per passare anche questa. L’unico che non devi ascoltare è il tuo cuore infranto che ti urla disperatamente di tornare sui tuoi passi.

Tua nonna ti direbbe, prima di tutto: “A t’ sta bin”, e avrebbe ragione. Perché avrebbe ragione, te lo potrebbe spiegare tua figlia. Perché hai ignorato le Red Flags, immense come velieri, che sventolavano sotto il tuo naso, tipo le notifiche di Tinder, Badoo, Dating, Meetic e Porkys che gli comparivano sul telefonino ma solo perché, povera anima, non riusciva a disinstallare le app e così viveva prigioniero dei siti di incontri, condannato per sempre ad un bombardamento di foto e messaggini da parte di sconosciute desiderose di conoscerlo, mio Dio esiste una pena più grande? Sì, esiste: sei tu che gli hai creduto.

E poi tua figlia direbbe anche che sei stata vittima del suo essere un Pick Me Boy e della sua strategia del Love Bombing: una carezza al mese, così continui a cercare il suo affetto come un tossico in crisi d’astinenza.

Ah, il bagaglio delle tredicenni! Non hanno ancora dato il primo bacio ma grazie ai social sanno già tutto sui mille modi in cui si può essere bastardi. Hanno questa saggezza virtuale, lucida, pura, spietata, non ancora sporcata dall’esperienza reale che rende noi adulte così molli, adattabili e credulone.

Tutto intorno a te suggerisce salvezza: fà cheicos, è primavera, lava i vetri con lo stesso vigore con cui gli strofineresti la faccia. Consolati con lo shopping; vai da Boga e svuotalo. Pensa a chi sta peggio, tipo le tue amiche sposate. Morto un Papa se ne fa un altro. Il mondo è pieno di merdacce tutte da scoprire, mal che vada ci scriverai un libro. Guarda a quell’immenso punto interrogativo che è il tuo futuro con lo slancio di cui sei capace: tutto sarà nuovo e, già solo per questo, interessante. Ricordati di mangiare e di dormire. Non odiarlo. Starai meno peggio se permetterai a te stessa di continuare a volergli bene. Odiare chi abbiamo amato ci crea un conflitto interiore destabilizzante, meglio evitare. Ascolta gli altri e ignora il tuo cuore; lascialo lì da solo in punizione per un po’, così impara a mettersi sempre nei guai. Lo recupererai più avanti, chissà se avrà imparato qualcosa quell’ignorante. Forse non cambierà mai, ma sii clemente: meglio tu con questo muscoletto debole e disubbidiente piuttosto di chi, invece, un cuore proprio non ce l’ha.

redazione

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