Genitori e figli: i rapporti “splendidi”

Quali caratteristiche deve avere un rapporto per poter essere definito “splendido”?

A volte mi capita di sbirciare cosa si cela dietro questa definizione e di trovarci roba strana tipo grovigli, gineprai, colle, sostanze vischiose.

Un esempio: Anna e Chiara sono madre e figlia adolescente e si trattano reciprocamente come sorelle o migliori amiche. Chiara alla mamma racconta tutto (ma proprio tuttissimo); Chiara con la mamma condivide parole, opere e omissioni; tutto ciò che riguarda scuola, amori giovanili e amicizie viene passato al vaglio con la mamma; Chiara senza prima aver consultato la mamma non fa nulla.

Mamma. Mamma. Mamma dappertutto. Cosa ne sarebbe della vita della mamma, se non ci fossero le storie della figlia a riempirla tutta?

Chiara definisce il loro rapporto “splendido” e, guarda caso, viene dallo psicologo perché soffre di ansia e di attacchi di panico.

Quale sia la ricetta per uno splendido rapporto, ancora non lo so, ma quel che so è che un legame per essere sano deve rispettare dei confini.

Ci deve essere un “mio” e un “tuo”; ci deve essere anche un non detto, un non condiviso, ci deve essere un territorio privato nel quale camminiamo da soli, uno spazio per l’autonomia di pensiero e di azione.

Perché non fa bene a nessuno dei due intrufolarsi ovunque, aggrovigliarsi o fondersi insieme.

Ciò vale per tutti i rapporti: fra genitori e figli, fra amici, fra colleghi e nei legami amorosi.

Proprio in questi giorni le cronache ci ricordano quanto sia pericolosa la pretesa di controllare e di possedere l’altro. I social e i media elencano le Red Flags (le bandiere rosse, i campanelli di allarme) che ci dovrebbero mettere in guardia in una relazione allertandoci che la persona che stiamo frequentando è potenzialmente pericolosa o quantomeno un gran rompiscatole, e molte di queste flags hanno a che fare con il non rispetto del privato dell’altro: la pretesa di controllare il telefono del partner, di fare tutto insieme, di condividere ogni pensiero, desiderio e fantasia pretendendo addirittura di stabilire se essi siano giusti o sbagliati.

Nel rapporto fra genitori e figli, però, la responsabilità dell’adulto è maggiore perché si ha a che fare con una controparte in formazione, che ha bisogno di crescere, individuarsi e diventare autonoma. Che ha bisogno di scoprire che può vivere senza di noi.

Scegliersi un maglione senza di noi; rispondere ad un whatsapp piccato di un’amica senza i nostri suggerimenti; pianificare la settimana di studio, affrontare una lite con il fidanzato, decidere cosa mettersi alla festa, senza di noi.

La fusione, l’interdipendenza fra genitori e figli a volte sono talmente intense e persistenti che alcune giovani donne, in attesa di un figlio, si portano la mamma anche in sala parto e lasciano il marito fuori a scaldare la sedia. Vien da chiedersi se la genitrice fosse presente anche al momento del concepimento.
I legami sani prevedono, insomma, un certo distacco. Anche il voler bene e l’esserci non possono dilagare all’impazzata ma devono rientrare in un confine e, se siamo genitori, entriamo nell’ordine di idee per cui la cosa migliore che possiamo fare per i nostri figli, ad un certo punto, è metterci da parte.

redazione

Next Post

La storia della Maina di Fossano raccontata su Rete 4

Lun Dic 4 , 2023
Domenica 3 dicembre, alle 14,20, la storia della Maina di Fossano è stata raccontata in prima visione su Rete 4 nel programma “Pensa in Grande”, trasmissione dedicata alle imprese italiane che hanno lasciato il segno nella storia del nostro Paese. Protagonisti della puntata sono stati tutti i componenti delle famiglie Brandani e Di […]
Fossano-Maina-PensaInGrande_01-2048x1641

potrebbe interessarti