Il 28 febbraio in scena “Terzetto” alla SOMS di Racconigi 

La compagnia “In Palcoscenico” porterà in scena Terzetto, un atto unico tratto da Italo Svevo

Il 28 febbraio alle 21, in collaborazione con il Progetto Cantoregi e l’Unitre di Racconigi, la compagnia “In Palcoscenico” porterà sul palco della SOMS di Racconigi, l’atto unico dal titolo “Terzetto”.

Sinossi

Giulia, una donna annoiata e irrisolta, da anni è sposata con Alfredo, un ricco uomo d’affari e amico di Guido, uno scrittore narcisista e impenitente seduttore, da qualche tempo amante di Giulia. L’equilibrio di questo classico triangolo amoroso un giorno si spezza all’improvviso, con la tragica morte di Giulia.

Trascorso qualche mese, Alfredo, dopo aver letto un libro sulla possibilità di evocare i morti dall’aldilà e desideroso di parlare con la moglie defunta, chiede aiuto all’amico Guido per organizzare una seduta spiritica. Con la leggerezza tipica della pochade e la sottile ironia del paradosso, il marito e l’amante si ritroveranno faccia a faccia ad evocare entrambi la stessa donna, ma equivocandone le qualità.

Alfredo, infatti, non sapendo nulla del rapporto tra sua moglie e Guido, porterà il pubblico ad essere testimone di un divertito confronto con l’amico, tra dialoghi incalzanti, fraintendimenti e allusioni. Ma quando il fantasma di Giulia, finalmente, apparirà tra loro, emergeranno anche tutte le subdole meschinità nascoste dietro a quella tanto desiderata evocazione.

Un focus sulla regia

Adattamento e regia di Rossana Dassetto Daidone. In scena Aldo Nano, Daniela De Pellegrin,  Federico Scarpino. Luci di Nicola Rosboch e l’intera organizzazione e logistica è a merito della compagnia In Palcoscenico.

«Terzetto è un atto unico che ho liberamente tratto da Italo Svevo. Questa commedia, scritta nel 1927, porta in scena alcuni tra i temi più salienti di questo autore triestino e che ne sottolineano la sua cifra stilistica: l’autostima, l’inettitudine, il tradimento, il mal di vivere e la morte. Svevo tratta questi argomenti con pungente e scanzonata ironia. Quando, per la prima volta, mi trovai a leggere “Terzetto Spezzato”, un lavoro teatrale di Svevo al quale “Terzetto” è ispirato, mi colpì immediatamente il taglio tragicomico dei personaggi, ingabbiati in quel triangolo forzato dove ogni battuta evidenzia solitudine, incomunicabilità e cupa contraddizione. Per questo motivo nel portarli in scena ho sentito la necessità di far sì che potessero raccontarsi prima di entrare in azione, potessero in qualche modo liberarsi dal peso di quella coscienza pulsante che li trattiene, potessero in qualche modo specchiarsi nel pubblico proprio un attimo prima di trasformarsi in tre marionette in cerca di espiazione. Si ride con “Terzetto”, ma è sempre una risata amara, a momenti dolorosa».

Miriam Milani

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