La stagione dello sci non parte. Pesanti le conseguenze economiche

«Sono allibito da questa decisione che giunge a poche ore dalla riapertura programmata per domani»: sono le parole del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio che ha commenta l’ordinanza firmata dal ministro della Salute Speranza che blocca la riapertura degli impianti di sci prevista per oggi, lunedì 15 febbraio.

«È una mancanza di rispetto inaccettabile da parte dello Stato che dovrebbe garantire i suoi cittadini, non vessarli – ha detto ancora Cirio – Parliamo di imprese che hanno già perso un intero anno di fatturato, messe in ginocchio dalla pandemia e che hanno usato gli ultimi risparmi, ammesso di averli ancora, per anticipare le spese necessarie alla riapertura. In questi giorni è stato assunto personale, sono state battute le piste, pre-venduti i biglietti e prese le prenotazioni. Come si può pensare di cambiare idea la sera prima?».

Il Comitato tecnico scientifico nazionale soltanto dieci giorni fa, il 4 febbraio, aveva stabilito che in zona gialla da lunedì 15 si sarebbe potuto sciare: «Su queste direttive – spiega il Presidente della Regione – il Piemonte si è mosso, nel rigoroso rispetto delle regole. Regole che non possono cambiare tutte le settimane. E, soprattutto, i dati aggiornati sulla situazione epidemiologica sono in possesso del Cts e del Governo da mercoledì. Mi chiedo se non fosse il caso di fare queste valutazioni prima, invece di aspettare la domenica sera».

«Ciò che contesto non è il merito, ma il metodo. Chi li pagherà i danni? Come se quelli già subiti non fossero abbastanza. Mi attiverò immediatamente per quantificarli e ho già convocato per domani una giunta straordinaria, perché il mondo della neve del Piemonte non può rimanere solo, merita rispetto. Mi aspetto che chi ha preso questa decisione in questo modo, a poche ore dalla riapertura, si faccia carico anche delle conseguenze economiche».

Sci, Mauro Bernardi: questione di lavoro e di vita

Commenta così la notizia il Presidente dell’ATL del Cuneese Mauro Bernardi: «Una doccia fredda che nessuno si aspettava. Una cronistoria, quella delle ultime settimane, che ha dell’incredibile. Un’illusione che lascia veramente l’amaro in bocca. Siamo tutti consapevoli della gravità della situazione pandemica, alla quale si sta però associando una sempre più consistente crisi economica che sta sgretolando l’imprenditoria del settore, ma non solo. Lo sci non deve, in questo momento, essere associato ad un mero concetto di divertimento, ma ad una questione di lavoro e di vita. Ricordiamo che l’indotto del comparto neve, nella sola provincia di Cuneo, ruota sui 200 milioni di euro: il che significa creazione di posti di lavoro, dignità e futuro. Non si può pensare che le stazioni sciistiche, così come i ristoranti, le baite in quota, le strutture ricettive e i servizi dell’indotto possano aprire o chiudere dall’oggi al domani».

«La data del 5 marzo suona come una beffa – termina Mauro Bernardi – chiunque conosca un minimo la montagna ben sa che, con il mese di marzo, la stagione sciistica si chiude per sua natura. Non servono altre parole».

redazione

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