Tempo di maturità per i ’97

SALUZZO

Tempo di estate, la scuola è finita e si ritorna a settembre… ma non per tutti! Alcuni infatti hanno terminato le superiori quest’anno con la maturità e si preparano ad affrontare un percorso diverso, non più quello scolastico, ma universitario o addirittura lavorativo. Ecco riportate le parole di due ragazzi del liceo Bodoni di Saluzzo, freschi della cosiddetta “matura”:

Che cosa ricorderò del mio esame di Stato negli anni? Durante lo svolgimento delle prove, i commissari dialogavano fra loro e riportavano alla memoria i giorni lontani che li avevano visti studenti alle prese con l’esame di “maturità”. Chi riviveva la scelta della traccia del tema, che le domande nella prova orale…

Certamente mi rimarrà impresso qualcosa di quell’atmosfera surreale che collega la fine dei giorni di scuola all’inizio degli scritti, in cui si respira l’affanno di consegnare in tempo la cosiddetta tesina, la consapevolezza di non poter ripassare l’intero programma svolto, il sollievo nello scorgere la luce vicina al termine del “tunnel”, la malinconia per la fine di un capitolo importante della propria vita che mai ritornerà.

Quando arrivano i giorni tanto temuti e attesi, in un attimo sono già volati via. Per me, sorteggiato per primo all’orale, il tutto è durato appena una settimana.

Poche paure accompagnano la prima prova, il tema di Italiano; le tracce erano interessanti e permettevano una vasta scelta.

La versione dal greco era di un autore che non mi aspettavo: il retore Isocrate, non compreso dal programma dell’ultimo anno. La comprensione del testo non era oscura come per alcune prove d’esame di anni passati, tuttavia la traduzione presentava diverse difficoltà, accentuate dalla notevole lunghezza del passo, che non permetteva di concentrarsi molto sui singoli frammenti.

La terza prova è stata quella che ho preferito, forse proprio perché ha la fama di essere la più complessa. Al momento della consegna le mie ansie sono state quietate: le materie coinvolte erano quattro, conformi alle nostre maggiori aspettative; i quesiti mi hanno soddisfatto. In particolare ho apprezzato la tipologia della prova stessa, ovvero una composizione da venti righe per ogni materia, la quale richiede una maggiore organicità e completezza.

La mia agitazione riguardava soprattutto la prova orale, in cui mi sarei trovato di fronte all’intera commissione e sarei stato interrogato potenzialmente sull’intero programma dell’anno. In realtà i commissari hanno saputo creare un ambiente sereno e rilassato in cui mi sono trovato a mio agio e ho potuto dare il meglio di me. Mi ha stupito positivamente il carattere di “colloquio”, basato sul dialogo tra candidati e professori e ricco di rimandi tra argomento e argomento e tra materia e materia, diverso dalle interrogazioni puntuali su programmi relativamente ristretti a cui eravamo abituati. Inoltre la tesina è stata un vero “cavallo di battaglia”, capace di eliminare l’agitazione e conquistare la commissione.

Insomma, l’esame di Stato è una prova né da temere, né da sottovalutare, ma da affrontare con la consapevolezza di chiudere serenamente un lungo percorso della nostra vita; è la sfida che riassume le fatiche e le passioni degli anni del liceo e le concentra in un momento che non dimenticheremo mai.

Samuele Giordano

ex allievo

Liceo Bodoni – Saluzzo

Libertà, leggerezza, soddisfazione, felicità, benessere, e anche un briciolo di malinconia. Sensazioni che un liceale maturando sperimenta appieno nel momento in cui, dopo il suo orale dell’esame di stato, rivolge un ultimo sguardo ai professori seduti a ferro di cavallo, si volge verso parenti e amici in attesa ansiosi fuori dall’aula, varca per l’ultima volta la soglia del liceo e si tuffa nel mondo, alla volta di nuove possibilità, assetato di nuove esperienze, entusiasmato e allo stesso tempo quasi intimorito dalla miriade di prospettive che si stagliano dinnanzi a lui, protagoniste di un futuro ancora tutto da scrivere.

La maturità è la vetta della scuola superiore, la meta tanto agognata e sognata del cammino liceale, il coronamento di una fase della vita, destinato inesorabilmente a concludersi, ma che in fondo resterà nitido e vivo nei ricordi di ognuno. Perché ognuno di noi maturandi ricorderà l’ansia da “notte prima degli esami”, le lacrime scese al suono della voce di Venditti, il terrore alla vista della lunga fila di banchi schierati e allineati pronti ad ospitarci durante lo svolgimento delle prove, il conforto nell’incrociare gli sguardi rassicuranti dei propri professori, che per cinque anni sono stati nostre guide ed accompagnatori.

Essendone io protagonista, in prima persona, quest’anno, ho compreso che “maturità” non si limita ad un mero esame, ad un insieme di norme, ad un conglomerato di pratiche ministeriali. Credo che significato e scopo di tale verifica siano la dimostrazione di aver instaurato un legame autentico con lo studio, l’acquisita coscienza e consapevolezza che finalità di quest’ultimo non consiste in un vuoto e nozionistico apprendimento, bensì in uno stimolo costante e proficuo alla conoscenza, all’accrescimento del proprio bagaglio culturale, ad un desiderio disinteressato di “sapere”, “avere sapore”, dare spessore e rendere “gustosa” e ricca la propria esistenza. Maturità è dimostrare di saper padroneggiare abilmente le nozioni assorbite in tredici anni di scuola, istituire relazioni e nessi tra loro, comprendendo che ciascuna di esse non costituisce un dominio a se stante, farle fruttare e renderne riscontrabili i benefici nella vita di ogni giorno. È porre fine ad un capitolo ed essere pronti per un nuovo inizio. Imparare a far fronte alle difficoltà e alle intemperie della vita, nonostante stanchezza e sacrifici. Così scrive Charlie Chaplin: “Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare, ho smesso di desiderare una vita diversa e ho compreso che le sfide che stavo affrontando erano un invito a migliorarmi.

Oggi so che questa si chiama maturità.”

Ludovica Rossi

ex allieva

Liceo Bodoni – Saluzzo

redazione

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