Blocco dei diesel euro 5: le imprese chiedono certezze a salvaguardia della loro attività e dei cittadini. Il commento di Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte
L’entrata in vigore del divieto della circolazione per i veicoli diesel fino all’ euro 5 in Torino ed in undici comuni della cintura, nonché ad Alessandria, Asti e Novi Ligure, rischia di pregiudicare l’operatività ed il lavoro del mondo economico imprenditoriale piemontese, costituito in massima parte da micro e piccole realtà aziendali artigiane, con potenziali disagi anche per i servizi alle comunità locali ed ai cittadini. Si tratta di circa 650.000 veicoli coinvolti. E’ quanto viene esprezzo da Confartigianato Imprese Piemonte in un comunicato stampa diffuso ieri, lunedì 13 gennaio.
“Tenendo conto –commenta di Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato imprese Piemonte– del numero ingente di automezzi interessati dal divieto di circolazione, è indispensabile garantire la prosecuzione di servizi essenziali, quali taxi, interventi urgenti correlati a reperibilità e manutenzione di immobili e impianti, trasporto merci in conto terzi, ecc. Inoltre osserviamo che il traffico veicolare è solo in parte causa dell’inquinamento atmosferico. Incidono pesantemente il riscaldamento degli edifici e l’attività degli stabilimenti industriali di grandi dimensioni. Nonché, in alcune aree con allevamenti nei pressi dei centri urbani, le emissioni dei composti biogenetici derivanti da letame”.
“La tutela della qualità dell’aria è senz’altro una priorità, ma è ingiusto ed inefficace –conclude Felici– adottare provvedimenti che penalizzano imprese e cittadini e riducono le emissioni solo su base giornaliera senza risolvere il problema alla radice. In caso di blocco occorrono deroghe ed esenzioni che consentano alle imprese che utilizzano veicoli di continuare la loro attività. Mentre dal punto di vista strutturale sono necessari strumenti finanziari pubblici adeguati a favorire la sostituzione dei mezzi maggiormente inquinanti. Puntando ad una riconversione del sistema della mobilità non solo privata, ma anche e soprattutto pubblica. Nonché incentivi per la sostituzione degli impianti da riscaldamento di edifici pubblici e privati”.