Cenerentola dice NO

A cura della dottoressa Silvia Senestro

Qualche mese fa mi sono occupata della tragica ma diffusa figura della mamma serva e oggi vorrei tornare sull’argomento mettendo in evidenza alcuni aspetti che ho tralasciato.

Se nell’articolo precedente insistevo su quanto sia ingiusto e anacronistico annullare se stesse per il benessere della famiglia, questa volta vorrei invece portare l’attenzione su un paio di cosette accessorie ma, secondo me, importanti.

Primo: la mamma-serva danneggia i propri figli. La prole di questa tipologia di madre cresce tipicamente viziata, prepotente ed incapace. Questi pargoli non hanno il coraggio di telefonare per prenotare le pizze da asporto o per spostare un appuntamento, non distinguono la plastica dall’organico, non sono in grado di prepararsi non dico un pranzo frugale ma neanche la colazione; in compenso sbraitano ordini e rimproveri con il piglio iracondo delle sorellastre di Cenerentola. E Cenerentola siete voi, cara mammine.
Se e quando usciranno di casa si aspetteranno di ritrovare nel partner e negli altri in generale la stessa equazione amore=servilismo e sbatteranno nasate epiche dal momento che nessun essere umano sarà disposto a zerbinarsi quanto avete fatto voi.

Un figlio cresce bene se impara sin da piccolo che tutti i membri della famiglia (e, per esteso, della società) hanno pari diritti, mamme incluse.

Perché dovresti spostare i tuoi appuntamenti? Perché il tuo tempo libero è un breve spazio dopo mezzanotte, manco fossi un licantropo, solo quando il Principe se n’è andato a letto, servito riverito e ben pasciuto, mentre a te restano 15 minuti di libertà prima di accasciarti al suolo? Perché devi smettere di fare qualsiasi cosa e mobilitarti per cercargli la maglietta, pulirgli le scarpe, stirare l’unica camicia non stirata perché stasera deve mettere proprio quella? Perché sei organizzata in mezzo ai disorganizzati ma alla fine devi cancellare e rinunciare alle tue cose per star dietro alle loro emergenze? Perché sempre di emergenze si tratta. Se non obbedisci di corsa saranno bocciati, cacciati, espulsi, bullizzati, isolati dal gruppo, deportati. E la colpa sarà solo tua.

Portami là; stirami qua; cercami su; telefona giù. Subito! No bello mio, se io ho un appuntamento fissato da un mese e tu mi dici adesso che devi essere trasportato al sushi in biblioteca da Tezenis o a casa di Vattelapesca, io ti dico NO. Ho un appuntamento. Che vale come il tuo. Anzi di più perché il mio è fissato da un sacco.

Secondo punto, la mamma serva non viene amata di più. Non aspettatevi gratitudine dai piccoli despoti che state crescendo. Avete insegnato loro ad avere solo pretese e che voi non volete nulla. Non avete diritti, non avete una vita vostra né un budget di spesa o di tempo per voi. La vostra esistenza è in funzione del loro benessere e delle loro necessità. Siete l’assistente del mago che se ne sta in ombra e viene pure maltrattato se qualcosa va storto. E, per inciso, vostro figlio non è nemmeno un mago.
Il vostro essere sollecite ed ubbidienti non placa la loro ira, anzi la decuplica. Gli adolescenti disprezzano i genitori molli e arresi.

Quando mi capita di trovare delle mamme palesemente amate e non sfruttate dai familiari, si tratta sempre di donne che hanno saputo coltivare e difendere i loro spazi, i loro interessi ed i loro impegni, dicendo spesso e volentieri: “no”. Sono meno stanche, meno frustrate e più sorridenti. Sono belle perché felici e nessuno in famiglia si sognerebbe di definirle egoiste perché sono abituati da sempre a rispettarle e a tenere presenti le loro esigenze ed il loro occupare un posto nel mondo.

Si può fare, care mamme, in ogni ceto e condizione sociale. Esercitatevi davanti allo specchio e articolate la parola magica. Fatelo sorridendo, la schiena dritta e senza sentirvi in colpa; guardate le vostre labbra come diventano sexy, meglio dei selfie di vostra figlia: due lettere, ce la potete fare: N-O.

redazione

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